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Non era prevedibile.

Chi si sarebbe immaginato che, nel giro di poche settimane, ci saremmo ritrovati a passare le nostre giornate all’interno delle nostre case stando alla finestra? Che tutti noi avremmo osservato il mondo da un oblò?

Probabilmente, nessuno. O pochi fra noi, forse solo i più pessimisti.

Era difficile ipotizzare che la maggior parte delle persone avrebbe vissuto in modo radicalmente diverso dalle proprie abitudini. Soprattutto, per quanto riguarda la distanza fra noi e gli altri, tutti gli altri.

In questi giorni siamo stati caldamente invitati ad autoisolarci, a stare in casa, a tenere a debita distanza tutte le persone che dobbiamo per forza incontrare. E’ una misura estrema, giustificata da una situazione grave. E’ rischioso stare troppo vicini. La posta in gioco è la nostra salute. Per alcuni, i più fragili, la posta in gioco è la sopravvivenza.

Autoisolamento e aumento della distanza sono cruciali anche in caso di un grave rischio psichico. Se siamo in una situazione di fragilità e chi ci sta intorno è dannoso per noi, se possiamo prendiamo le distanze. Ci allontaniamo mentalmente, cerchiamo di non far caso a quanto ci viene detto, chiesto, ordinato. Facciamo in modo di evitare di incontrare le persone che potrebbero aumentare le nostre sofferenze. Se proprio non possiamo, cerchiamo di passare con loro meno tempo possibile, e a distanza: utilizzando la mediazione del telefono, della messaggistica, o altre.

In queste settimane di restrizioni alla mobilità e alla vita sociale, sono consentite delle aperture, delle deroghe. Perché anche nell’isolamento è indispensabile avere la garanzia del nutrimento, e quindi nel muro c’è una breccia, un passaggio, una porta di casa che possiamo aprire per uscire.

Anche nell’isolamento psichico, per la sopravvivenza, sono necessarie delle aperture. Anche le persone più solitarie e ritirate hanno bisogno di un po’ di vita sociale, e quindi ci sono delle aperture, utili a fare filtrare un po’ di relazione, un po’ di scambio con gli altri. Le persone solitarie però, non abituate alla quotidianità delle relazioni, spesso utilizzano malamente questi momenti di apertura, e ciò che entra e esce in queste situazioni può non essere così funzionale… Alle volte si precipitano fuori, scoperte al rischio di incontrare proprio le persone da cui dovrebbero fuggire…   In alcuni casi e frangenti, anche in seguito a disillusioni, l’apertura emotiva verso il mondo esterno si riduce di dimensioni. Le porte non si possono più aprire, si può solo osservare il mondo dallo spioncino, da una piccola apertura circolare che consente di guardare senza essere visti, e di esercitare un forte controllo su tutte le persone che si avvicinassero alla porta. Perché lì, nel mondo esterno, tutti potrebbero essere spie. 

In altri, più felici casi, in altre situazioni, l’autoisolamento si può modificare. Lo spioncino può diventare una finestra, e poi una porta che sia apre, per lasciare entrare e per poter uscire.

Nulla è per sempre, e il cambiamento è possibile…

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